1Potrebbe sembrare una storia d’amore d’altri tempi. Invece è la storia di un restauro, di una bicicletta rinata, durante un inverno di lavoro certosino. Bianchi Campione del mondo 1953: era la bici che celebrava il trionfo iridato del Campionissimo. Un sogno per molti, un desiderio che negli anni Cinquanta si avverò per un giovanotto che viveva sul Lago Maggiore: faceva il panettiere, suonava la fisarmonica e adorava il ciclismo. La Bianchi Campione del mondo era un lusso che costò sacrifici, allora. Sono passati tanti anni e quella bici è finita in una soffitta, finché i figli di quel panettiere hanno deciso di riportarla all’antico splendore.

E’ un piccolo capolavoro dell’artigianalità ciclistica italiana, quella Bianchi: le sfere, il movimento centrale, lo sterzo, i perni girano ancora come nuovi. Si pensi che le superspecialissime di oggi, con qualche migliaio di chilometri, già devono sostituire tutti i cuscinetti. La Bianchi Campione del mondo 1953 gira, invece, ancora perfetta come un orologio.

4Il lavoro di restauro di questa bicicletta ha richiesto molta pazienza: il suo telaio era molto ossidato, ma conservava ancora le tracce della verniciatura. I componenti, tutti originali dell’epoca, hanno richiesto una pulitura paziente. Per la verniciatura non si è andati a caso: la Bianchi non usava lo stesso color celeste per tutte le bici. Ogni epoca, ogni modello aveva il suo. Quel celeste, di quel 1953, era differente dal celeste di una bici di tre anni dopo… La data è incisa in varie parti della componentistica, in particolare sulle calotte del movimento centrale.

Poi c’è un piccolo cammeo, ovvero una testimonianza di fede e di tradizione ciclistica: quel fregio della Madonna del Ghisallo che i corridori usavano attaccare alla bici. Lo aveva Bartali, l’aveva anche questo giovane panettiere. Cambio Campagnolo, naturalmente, e tutto personalizzato Bianchi, dalle chiavelle ai pedali con l’iniziale “B”.

Un lavoro che ci ha regalato soddisfazioni e un risultato finale che ha appagato totalmente i figli del panettiere di allora: un ricordo di famiglia ma anche un valore importante.

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